Lirica in Piazza: intervista al maestro Sergio La Stella

02 agosto 2022

Sergio La Stella

Il 4 agosto, per la seconda serata di Lirica in Piazza, torna a Massa Marittima il maestro Sergio La Stella, che nel 2018 ha diretto su questo stesso palcoscenico l’opera Carmen.

Data di Pubblicazione

02 agosto 2022

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Sergio La Stella, storico maestro del Teatro dell’Opera di Roma dove è stato direttore d’orchestra e pianista per 40 anni, il 4 agosto, a Massa Marittima, sarà il concertatore ed esecutore al pianoforte del Don Giovanni di Mozart, nel recital operistico “Moni Ovadia racconta il Don Giovanni” interpretato da un cast di giovanissimi cantanti vincitori del concorso internazionale di canto lirico Ottavio Ziino.

Maestro La Stella, perché eseguire un capolavoro complesso come il Don Giovanni al pianoforte? Il pianoforte dà la possibilità di ascoltare e vedere i capolavori musicali e teatrali in una specie di filigrana, per coglierne la più nascosta essenza e lascia intravedere il cammino del compositore. Infatti, non va dimenticato che quasi tutti i compositori utilizzavano gli strumenti a tastiera per controllare e ascoltare nell'immediato l'effetto pratico delle loro idee compositive. Provare a ripercorrere questa strada è un po' come vedere al rallentatore i complicati gesti di un prestigiatore per cogliere tutti i suoi segreti. Sono stato per quarant'anni maestro del Teatro dell'Opera di Roma, dove quotidianamente passavo ore a suonare i balletti prima e le opere poi, per poter fare le prove con i cast. Nei teatri non si possono fare con l'orchestra le prove in cui si studia la parte e si costruisce la regia e l'impianto interpretativo dell'opera. Serve la figura del maestro di sala che diventa una specie di agile orchestra continua, un juke-box umano. È stata una fortunata esperienza, che mi ha permesso di lavorare fianco a fianco con grandi artisti, direttori, cantanti, ballerini, registi e scenografi, insomma l'essenza della vita artistica di un teatro. E mi sento molto a mio agio comunicando con gli artisti seduto al pianoforte. Mi sento un po’ nella posizione dei vecchi “Maestri al cembalo” proprio del periodo aureo di Mozart e Rossini. C’è anche una considerazione di carattere storico: le opere che venivano composte per essere destinate ai teatri, poi diventavano irrinunciabili per il grande pubblico, che poteva riavvicinarsi a quei capolavori del teatro in musica, con un pianoforte, un clavicembalo o un fortepiano e raramente qualche altro strumentista, come un flauto o un quartetto d'archi. Un po’ quello che facciamo noi con i dischi o i DVD. Queste agili formazioni rendevano possibile la diffusione della musica presso tutti i ceti sociali. Ritentarla oggi ha il senso di quella famosa frase di Giuseppe Verdi. “Ritorniamo all'antico, sarà un progresso!”

Quindi, questo spettacolo è l’occasione per comprendere meglio il Don Giovanni, attraverso un racconto di qualità? E forse anche l’occasione per avvicinare all’opera un pubblico meno esperto?

Ricordo che quando ero bambino amavo molto tutta l'espressione musicale, quindi anche l'opera, ma rimanevo tristemente frustrato dal non capire le parole del libretto cantate dai cantanti. La musica è un potenziatore emotivo senza segno. Che vuol dire? Ascoltando una bella musica, lei si commuove, ma lei può mettere in musica un testo di segno positivo o negativo e la stessa melodia spesso è in grado di sottolinearli e renderli vivissimi, senza differenza. Le faccio un esempio. Rossini, il nostro Mozart italiano, ha scritto una meravigliosa Petite Messe Solennelle e un altrettanto giustamente celebre Stabat Mater, in cui la musica, se tolta dal contesto sacro in cui è immersa, potrebbe con eguale felicità servire da sostegno per un’opera buffa e ritmica, vivace e brillante. Ma lì il testo latino, che tutti storicamente conoscono, sgombra con facilità ogni dubbio. Ora lei provi a fare l'esperimento di ascoltare un’opera che non conosce. Si renderà conto che in alcuni momenti non sa se i protagonisti si odiano o si amano, la musica funzionerebbe perfettamente in entrambi i casi. È per questo che il nostro Don Giovanni avrà una delle più interessanti figure del nostro tempo, Moni Ovadia, che ha accettato con entusiasmo il compito di guidare il pubblico raccontando dettagli, illuminando particolari e citando parole del libretto un attimo prima che vengano cantate. L'intento che ci guida è il desiderio di far amare questo capolavoro anche a chi non ha mai messo piede in un teatro e la strada per arrivarci è farlo conoscere appieno. Per Don Giovanni vale proprio il contrario del detto “Se lo conosci lo eviti”. Più conosci Don Giovanni, più resti invischiato nella sua rete di fascino e seduzione. È proprio così. L'opera Don Giovanni esercita lo stesso richiamo irresistibile del suo protagonista.

Quali saranno le reazioni tra gli addetti ai lavori? Gli addetti ai lavori si dividono in due categorie, gli aperti alle nuove esperienze e i rigidamente refrattari al nuovo. Naturalmente i capolavori della storia dell'umanità vanno protetti e rispettati. Eseguire in modo parziale, cioè con un organico da camera un grande capolavoro di Mozart potrebbe essere visto come una profanazione? Noi faremo anche dei tagli per rendere l'opera più agile e per poter avere nella serata un po' di spazio per il valore aggiunto del narratore. Il rispetto che incute la musica di Mozart ha fatto sì che ogni mio intervento, anche il più piccolo, sulla materia musicale sia stato lungamente studiato. E nel far questo ho scoperto che Mozart, grazie alla sua struttura che è fatta di cellule e costrutti musicali pienamente autosufficienti, pare indicare la via a chi volesse renderla meno lunga. Ho analizzato con cura i processi compositivi di Mozart ed è stato un'immersione in una magia emotiva e razionale al tempo stesso, che mi ha come attratto in una dimensione ultraterrena. Spero che i nostri sforzi siano premiati con la felicità fisica e mentale di quanti assisteranno alla nostra serata. L'opera sarà arricchita dalla presenza di un gruppo di mimi, da proiezioni e dalla cura dei movimenti scenici, tutto affidato alla regia di Gianmaria Romagnoli, così ci sarà modo di illuminare tutto quello che Mozart ha creato con una luce speciale e profondamente nuova.