Biblioteca comunale e archivi

La Biblioteca comunale e gli archivi

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La biblioteca comunale Gaetano Badii

La Biblioteca nacque nel 1867 su iniziativa di un gruppo di insegnanti delle scuole comunali, come Biblioteca Magistrale. Dopo pochissimi mesi fu presa in carico dal Comune e divenne Biblioteca Comunale con annesso il Museo Civico; il primo direttore fu Stefano Galli da Modigliana, insegnante e studioso di storia locale, e la sua prima sede il Convento delle Clarisse, dove è stata di nuovo trasferita il 4 ottobre 2008.

Negli ultimi decenni del XIX secolo la Biblioteca arricchì notevolmente il suo patrimonio grazie ad importanti donazioni e lasciti di soggetti pubblici e privati: tra i più importanti, quelli di Giovanni Falusi, sindaco della città al momento della fondazione della Biblioteca, di Angiolo Caterini (circa 500 opere di letteratura dei sec. XVIII-XIX) e di Teodoro Haupt (oltre 300 opere di argomento mineralogico e geologico). Oltre a ciò, la Biblioteca acquisì il materiale librario proveniente da alcuni conventi soppressi.

Nel 1958 la Biblioteca si trasferì nelle stanze di Piazza Cavour, per poi tornare nella sua sede originaria presso il Convento delle Clarisse, in piazza XXIV Maggio.

Tra i fondi, anche i lasciti, interessanti per la storia locale, di Gaetano Badii (al quale la Biblioteca è stata intestata) e gli scritti del famoso geologo massetano Bernardino Lotti. Dal 1995 è entrato a far parte del patrimonio librario della biblioteca anche il materiale documentario appartenuto allo scrittore Riccardo Marchi. Alla biblioteca è annesso l’archivio storico comunale, di cui fanno parte anche circa 250 cinquecentine e un gruppo interessante di manoscritti e incunaboli.

Il patrimonio librario della Biblioteca, ammonta a più di 30.000 volumi

Archivio storico

L' Archivio storico comunale di Massa Marittima è consultabile su prenotazione, previa autorizzazione da richiedere alla Soprintendenza Archivistica per la Toscana (055-27111)

Scarica qui il modulo di richiesta per la consultazione dell'Archivio Storico

Nel panorama degli archivi storici comunali della provincia di Grosseto, quello di Massa Marittima si presenta come una realtà estremamente interessante per la ricchezza della sua documentazione, frutto di una peculiare situazione in cui l’attività plurisecolare delle istituzioni comunali che hanno prodotto la documentazione si è intrecciata con la presenza di un importante ufficio quale la cancelleria comunitativa, che ne ha favorito la conservazione e la trasmissione.

Nell’Archivio storico di Massa Marittima è conservata la documentazione prodotta dalle istituzioni comunali a partire dalla seconda metà del ‘300, cioè in piena dominazione senese, fino agli anni ’50 del Novecento. In realtà, fino agli ultimi decenni del ‘700 l’archivio della Cancelleria di Massa Marittima conservava un interessante e vasto fondo diplomatico composto da circa 1200 cartapecore dall’VIII  al XVI secolo, che oggi si trovano presso l’Archivio di Stato di  Siena dove sono collocate in due fondi distinti: Riformagioni Massa e Città di Massa. Lo spostamento di queste cartapecore avvenne per disposizione granducale nella seconda metà del ‘700: la maggior parte venne trasferita a Siena nell’Archivio delle Riformagioni e una parte più esigua a Firenze nell’Archivio Diplomatico istituito nel 1778 da Pietro Leopoldo. In seguito anche questa parte venne portarta a Siena.

Questo spostamento è dovuto all’attenzione che il Granduca Pietro Leopoldo mise appunto nella seconda metà del ‘700 all’archivio di Massa Marittima. Proprio in quegli anni infatti si era riaperta tra il Granducato di Toscana e il Principato di Piombino la vecchia questione relativa ai confini tra Massa e Piombino che rimetteva in discussione l’accordo concluso tra il Granduca Francesco I e Iacopo VI Appiani  a proposito del territorio di Valli. Su questo territorio, dopo varie transazioni, negli anni ’70 del ‘500, era stata creata una zona di “condominio” larga mezzo miglio fino al mare nella quale rimase compresa Follonica. Succeduta agli Appiani la famiglia Lodovisi e poi la famiglia Boncompagni,  nel 1768 si riaprì la disputa causata da alcune gravi violazioni dei patti. Era necessario perciò intervenire, mettere mano all’archivio della Cancelleria di Massa per dimostrare, attraverso la documentazione, i diritti di sovranità di Massa sopra quei territori che più direttamente riguardavano il problema della confinazione con il Principato di Piombino e cioè Valli, Montioni, S. Lorenzo, Casallunga, Gualdicciolo, Campetroso e Baratti. L’intervento fu affidato ad un esperto erudito, il canonico senese Pietro Paolo Pizzetti.

Il Pizzetti venne incaricato nel dicembre 1779 di esaminare la documentazione di Massa per ricercare ciò che potesse essere utile agli interessi del Granducato , di  compilare un dettagliato catalogo dei documenti in cartapecora e delle altre carte esistenti nella cancelleria di Massa e di riordinare le carte in modo da renderle sempre reperibili. Il canonico intervenne condizionando fortemente l’archivio al quale dette la struttura che ancora oggi conserva. Nello spazio di cinque mesi eseguì lo spoglio delle cartapecore e delle altre carte e  organizzò lo spostamento sopra accennato delle cartapecore in parte a Siena e in parte a Firenze. Pur privilegiando, secondo le tendenze dell’epoca,  alcune parti dell’archivio piuttosto che altre ritenute “di poco momento”, non operò fortunatamente veri e propri spurghi, ma semplici accantonamenti di carte. Al termine del lavoro era riuscito inoltre a raccogliere un ampio repertorio di notizie sul problema della confinazione su cui redasse la sua relazione per il granduca dal titolo “Fatto istorico con documenti comprovanti le ragioni della Real Corona di Toscana sopra lo Stato di Piombino in particolare sopra le tenute di Valli, Montione, Porto Baratto, S. Lorenzo, Casallunga, Volta Grecana e Gualdicciolo.”

Il riordinamento attuale, effettuato negli anni ’90 del Novecento dall’archivista Simonetta Soldatini su incarico del Comune di Massa Marittima, segue la periodizzazione generalmente acquisita che distingue le carte prodotte prima dell’Unità d’Italia, che formano dunque l’archivio preunitario, da quelle prodotte dopo il 1865, data della legge sull’unificazione amministrativa, che formano l’archivio postunitario.

Nell’archivio preunitario sono state  individuate otto sezioni suddivise in tre periodi storico istituzionali:

-         ANTICHI REGIMI  che si collega istituzionalmente alla dominazione senese e all’età medicea e lorenese : qui si trovano le sezioni Comunità di Massa (1365 – 1808); Comunità aggregate (XV sec. – 1804); Cancelleria (1513 – 1808);

-         PERIODO FRANCESE  dove sono collocate le carte della Mairie  cioè la municipalità francese (1808 – 1814) ;

-         RESTAURAZIONE  dove troviamo la sezione relativa alla Comunità di Massa dal 1814 al 1865 e la Cancelleria dal 1814 al 1865. Segue poi la sezione della Comunità di Monterotondo (1427 – 1815) a cui è stata data una collocazione a parte rispetto alle Comunità aggregate (ciò a causa dell’intenso alternarsi di vicende che hanno determinato più volte legami e distacchi di questa dalla Comunità di Massa). Infine ultima sezione quella dell’Ingegnere del Circondario (1826 – 1850).

Pur essendo privo della documentazione del periodo repubblicano, l’Archivio di Massa Marittima presenta ancora un patrimonio documentario estremamente articolato e complesso che è il riflesso della condizione peculiare che Massa ha vissuto nel suo passato. Le vicende sono note: Massa costruì la propria potenza sulla rovina finanziaria del Vescovo feudatario, riuscendo ad affrancarsi nel 1225. Negli anni della sua espansione territoriale  numerosi castelli dei dintorni entrarono a fare parte del suo distretto. Nell’industria mineraria risiedeva senza dubbio la fonte della sua potenza e prosperità economica. Per oltre un secolo Massa riuscì a conservare la propria autonomia, fino a che Siena in piena espansione riuscì ad acquistare sulla città un controllo politico e militare attraverso i capitoli di sottomissione conclusi il 5 ottobre 1335. Da qui la costruzione del Cassero nella parte alta della città e la scelta obbligatoria di un cittadino senese come Podestà . Alla fine del ‘300 (1399) alla luce di gravi tensioni vennero stipulati nuovi capitoli di sottomissione, mentre la strategia del controllo si accentuava: il Podestà veniva nominato direttamente da Siena insieme ad un cancelliere per esercitare l’ufficio delle riformagioni.

Malgrado questo controllo, Massa conservò una certa autonomia amministrativa e le proprie istituzioni. Fonti estremamente preziose per capire l’articolazione delle istituzioni sono gli statuti comunali. Tra questi la redazione più ricca e originale è il Constitutum Comunis et Populi civitatis Massae redatto tra il 1299 e il 1328  contenente la legislazione mineraria alla IV distinzione. Denominato dal Pizzetti  “Statuto grosso, questo statuto insieme ad una filza di frammenti di norme statutarie fu trasportato a Firenze nel 1841 da Antonio Fani, regio antiquario incaricato dal granduca di riordinare gli archivi dell’ex stato di Piombino. Nel 2008 il Comune di Massa Marittima ha potuto ottenere dall’Archivio di Stato di Firenze, dove oggi è conservato, l’autorizzazione a realizzarne una copia digitale, consultabile in DVD presso la Biblioteca comunale di Massa Marittima. All’interno di questa copia dello statuto, e dunque anche nel DVD, è presente il cosidetto “Codice minerario” (clicca per scaricare la relativa scheda) ovvero gli Ordinamenta super artem fossarum rameriae ed argeteriae.

Lo statuto più antico conservato nell’Archivio storico di Massa è dei primi del ‘400 ed è coevo a quello che si trova a Siena nel fondo Statuti dello Stato, molto più completo non avendo subito le mutilazioni di quello conservato a Massa. L’altra redazione statutaria presente in Archivio è quella del 1746 trascritta in due volumi dal Cancelliere Martinelli.

Gli statuti introducono alle magistrature comunali a cui la documentazione archivistica afferisce: il Podestà, alto magistrato con compiti giurisdizionali ed esecutivi, gli organi preposti all’amministrazione della Comunità quali espressioni originali della Comunità stessa cioè i Priori o Laudabile officio, il Consiglio generale e infine le Magistrature inferiori.

Il passaggio dello Stato di Siena nel Granducato mediceo avvenuto nel 1559 con la pace di Cateau Cambresis portò pochi significativi cambiamenti istituzionali nella struttura della Comunità di Massa. Soprattutto il periodo mediceo portò ad una posizione di rilievo la figura del Cancelliere Comunitativo che acquistò, per conto del Magistrato dei Quattro Conservatori di Siena, un maggiore compito di controllo sull’amministrazione e sulla gestione dei beni delle Comunità e degli enti di assistenza, beneficenza e culto.

Nel 1737 si estinse la dinastia medicea, la Maremma afflitta da secoli di sfruttamento si trovava in uno stato di abbandono e spopolamento. Alcune iniziative per risollevare questa terra furono prese durante la Reggenza di Francesco Stefano di Lorena, ma si trattò di tentativi destinati a fallire.

Il grande periodo delle riforme si aprì per questo territorio con l’età leopoldina. Il  Motuproprio granducale del 10 novembre 1765  staccava la Maremma dal territorio senese formando due province: Superiore Senese e Inferiore Senese. La nuova Provincia aveva un Governatore rappresentante del Granduca in Grosseto e un organo collegiale: l’Ufficio dei Fossi e delle Coltivazioni che assumeva i poteri esercitati fino a quel momento dalla Magistratura dei 4 Conservatori, dai Regolatori e dalla Rota.  Nel 1766 il territorio venne diviso in 8 Podesterie  tra cui Massa. Nel 1780 Massa ottenne la libera amministrazione delle proprie entrate ed uscite  svincolandosi dal controllo dell’Ufficio dei Fossi. Nel 1783  con il nuovo regolamento della Provincia Inferiore, Massa venne definita, insieme alle altre diciassette, Nuova Comunità e assunse una conformazione territoriale comprendente  Monterotondo, Prata e Tatti, che fino a quel momento avevano goduto una propria autonomia. Da qui derivò l’immissione nell’archivio della Cancelleria di Massa delle carte di Monterotondo, Prata e Tatti  che ancora oggi conserva. Vennero abolite le vecchie magistrature comunitative e vennero istituiti un nuovo Magistrato composto da un Gonfaloniere e 4 Priori e un nuovo Consiglio Generale composto dai 5 del Magistrato e dieci Consiglieri. Le elezioni venivano fatte mediante tratta annuale da tre borse di possidenti (la riforma comunitativa leopoldina  introdusse un nuovo criterio di rappresentanza per cui solo i possidenti potevano assumere la responsabilità dell’amministrazione locale). La riforma leopoldina razionalizzò anche l’assetto delle Cancellerie che divennero circoscrizioni più ampie comprensive di più comunità. Massa ebbe la competenza anche su Roccastrada e Gavorrano e ospitò un grande archivio di concentrazione. Nel 1808 la Toscana divenne una provincia dell’Impero Napoleonico. La legislazione francese ispirata ad un modello di  stato più accentrato  introdusse una organizzazione  istituzionale di tipo gerarchico. Il territorio venne suddiviso in tre Dipartimenti di Prefettura (dell’Arno, dell’Ombrone e del Mediterraneo) , in circondari di sottoprefettura  e in municipalità dette Mairies.

La Mairie di Massa, compresa nel Dipartimento dell’Ombrone con sede a Siena e nella Sottoprefettura di Grosseto, era amministrata da un Maire, coadiuvato da alcuni aggiunti  e da un consiglio municipale privo di potere decisionale.

Nel 1814 con la caduta del regime napoleonico venne ricostituito il Granducato di Toscana e Ferdinando III di Lorena tornò al potere restaurando il sistema amministrativo vigente prima del 1808. A partire dagli anni ’30 dell’800, con il governo di Leopoldo II iniziò una fase di rinascita del territorio di Massa Marittima all’interno di un vero programma di politica territoriale che riguardò tutta la Maremma. In esso, oltre le opere di bonifica e il potenziamento delle vie di comunicazione, lo sviluppo dell’industria mineraria nel territorio di Massa e il rafforzamento dell’industria del ferro a Valpiana e Follonica, costituirono aspetti altamente significativi.

La sezione separata, relativa all’archivio preunitario, si chiude con la nascita del nuovo organismo comunale dello Stato italiano unitario sancita dalla legge sull’unificazione amministrativa del Regno d’Italia del 22 marzo 1865.

L’archivio postunitario è stato strutturato in serie aperte per permettere un continuo aggiornamento con la documentazione più che quarantennale proveniente dall’archivio di deposito. Da segnalare la presenza della sezione delle carte del PNF e del CLN.

Per concludere, un accenno agli archivi aggregati che nell’archivio storico di Massa costituiscono un nucleo abbastanza cospicuo:

Memorie di Case Pie (1410 – 1910); Opera di S. Cerbone (1515 – 1910); Opera di S. Agostino (1385 – 1875); Spedale di S. Andrea (1623 – 1781); Pia Eredità Moncini (1764 – 1964);

Asilo Giardino d’Infanzia “Giovanni Falusi” (1880 – 1959); Congregazione di Carità ((1894 – 1915); Ente Comunale di Assistenza (1939 – 1977); Giudice Conciliatore (1873 – 1897); Partito Nazionale Fascista (1924 – 1944); Comitato di Liberazione Nazionale (1944 – 1946).

L’inventario dell’Archivio storico è stato pubblicato dal Comune di Massa Marittima nel 1996 a cura di Simonetta Soldatini (Edizioni Il Leccio) ed è reperibile presso la Biblioteca comunale.

Per consultare il materiale conservato nell’Archivio è necessario inviare alla Soprintendenza Archivistica di Firenze il modulo di richiesta e consegnare l’autorizzazione alla Biblioteca comunale.

La prima pagina del Codice minerario:

 

Archivi minerari

Gli Archivi Minerari di Massa Marittima

Descrizione: Il materiale consiste in un vasto giacimento documentario censito per la prima volta dalla Sovrintendenza archivistica nel 1981.

Si tratta di carte aziendali di diverse società operanti in campo minerario e chimico fra i maggiori gruppi industriali italiani quali la Montecatini – Montedison , Società incorporate, Solmine (Società Lavorazione Minerali) creata nel 1972  dalla Montedison  e passata nel 1973 all’EGAM Ente Gestione Aziende Minerarie, ente statale e quindi all’ENI nel 1978.

Le industrie facenti capo a questi gruppi industriali sono:

le  miniere del bacino minerario delle Colline Metallifere e quindi le miniere di pirite di Gavorrano, Boccheggiano, Niccioleta, quella di solfuri misti di Fenice Capanne e la miniera di lignite di Ribolla.

Le miniere della SMI Società Mercurifera Italiana  dal 1 novembre 1972  incorporate per fusione dalla Montedison e passate con la riorganizzazione del Gruppo Montedison  alla Solmine gruppo Egam il 1 maggio 1973 e sono le miniere delle Bagnore a Santa Fiora e dintorni  e di Monte Labbro a Roccalbegna e dintorni più la miniera di Catabbio – Fontanelle nel territorio di  Semproniano e Manciano che era appartenuta alla Società Mineraria Rimbotti e quindi passata nel 1967 alla SMI.

Restando in campo minerario sono inoltre da aggiungere la miniera Del Franco all’Isola del Giglio appartenente fin dagli ’50 alla Montecatini e le miniere di Monte Argentario Ferromin e fuori della Toscana la miniera di Manziana Furbara nel Lazio più altre unità che emergono in Abruzzo, in Puglia, in Sardegna.

Fa parte del complesso documentario, inoltre, il materiale relativo al comparto industriale dello Stabilimento di Scarlino costruito  tra il 1960 e il 1965 per impiegare il minerale ricavato dalle unità maremmane per la produzione di acido solforico. Un sistema produttivo integrato capace di produrre  acido solforico principalmente, ma anche vapore di recupero ed energia elettrica nella linea chimica e produzione di pellets di ferro nella linea metallurgica da destinarsi all’industria siderurgica.

Il comparto venne completato tra il 1969 e il 1972 con la costruzione dell’impianto per la produzione di biossido di titanio.

Tutto il complesso aziendale minerario e chimico completo affidato dalla Montedison nel 1972 alla SOLMINE , fu ceduto con questa l’anno seguente  il 1 maggio 1973 ad EGAM Ente Gestione Aziende Minerarie (ente statale soppresso nel 1977 ) e quindi ad ENI nel 1978 .

Rimase alla Montedison la parte  dello stabilimento relativa alla produzione di biossido di titanio gestita dalla DIPI Divisione Prodotti per l’Industria Montedison dal 1973 al 1980, poi dalla SIBIT Società Italiana Biossido di Titanio sempre Montedison fino al 1984. Quindi TIOXIDE nel 1985.

Tipologia : Complesso di fondi

Estremi cronologici: fine ‘800 – anni 80 del ‘900

Consistenza:

 – 292 metri lineari di faldoni e 70 casse di materiale sciolto trasportato dalla sede di Monteregio al Centro di documentazione di Niccioleta

– 7000 unità schedate relative all’amministrazione del Personale  delle miniere gestite dalla Montecatini in Toscana e in altre regioni, descritta in un catalogo informatico (I Documenti dell’Amministrazione del Personale a cura di Angela Quattrucci)

(l’intera sezione schedata ammonta a 9600 unità – 235 ml circa).

 – La sezione relativa alle mappe comprendente una complessa documentazione tecnica con centinaia (6674 circa) di piante, planimetrie, progetti di ricerca, gallerie, pozzi, prospetti, sezioni ecc.

di cui 5314 selezionate e raccolte in 184 scatole in esecuzione  di un progetto di digitalizzazione, che ha riguardato  1209 mappe,  a cura dell’Istituto di Geotecnologie dell’Università di Siena diretto dal prof. Carmignani e a disposizione in rete al sito www.neogeo.unisi.it/dbgmnew .

Progetto completato con la catalogazione e identificazione del contenuto delle 184 scatole su supporto informatico a cura di Simonetta Soldatini.

Ordinamento: dal settembre 2012 il materiale consistente in 292 metri lineari e 70 casse è stato trasportato dalla sede di  Monteregio a Massa Marittima al Centro di documentazione di Niccioleta e si sta svolgendo un progetto di ordinamento e inventariazione a cura della dott.ssa Simonetta Soldatini per conto della Cooperativa Tesauro in collaborazione con la Sovrintendenza Archivistica per la Toscana.

La prima fase di lavori svolta dal settembre 2012 al dicembre 2013 ha portato  ad evidenziare gran parte dei fondi che compongono il complesso documentario, che qui di seguito si elencano con accanto la consistenza in metri lineari di materiale già posizionato sugli scaffali  che in totale ammonta a 241 metri lineari circa.

FONDI EVIDENZIATI

Aziende Agrarie Montecatini                            17 ml

 

Miniere di Gavorrano – Ravi – Rigoloccio       55 ml

Miniera Marchi di Ravi                                      1 ml

Miniera di Boccheggiano – Campiano             35 ml

Miniera di Fenice Capanne                                2 ml

Miniera di Niccioleta                                          1 ml

Miniera di Ribolla                                               2 ml

 

Miniera del Franco Isola del Giglio                    8 ml

Società Mercurifera Italiana  

miniere di Bagnore e Monte Labbro                 38 ml

Società Rimbotti                                                  6 ml

Miniere di Monte Argentario Ferromin           6 ml

 

Miniera di Marziana Furbara (Lazio)              8 ml

Bellisio Solfare – Castel Grande –

Petrosud – Società Prealpina                             2 ml

 

Impianto di Scarlino 

Montedison Dipi- Sibit – Tioxide                      24 ml

Centro ricerche SIBIT Spinetta Marengo        1 ml

Laboratorio analisi Scarlino                              1 ml

Solmine                                                                2 ml

 

Personale Montedison                                     12 ml

Materiale tecnico                                             20 ml

Da notare che il fondo relativo alle Aziende Agrarie Montecatini è l’unico dotato di inventario originario del materiale dal 1933 al 1964, per cui è stato collocato con la numerazione di corda ricostruita sulla base di questo.

Per i  fondi più cospicui sono state individuate le serie e quindi:

 

Miniera di Boccheggiano – Campiano

Serie individuate:

– Comunicazioni di servizio e circolari

– Programmi

– Consuntivi di manutenzione

– Rendiconti

– Contratti e operazioni patrimoniali

– Corrispondenza

– Magazzino fabbisogno merci

– Movimento magazzino

– Forniture legname

– Comunicazioni merci ricevute

– Ordini consegna pirite

– Bollette uscita minerale

– Cartellini pesa Ballarino

– Cartellini pesa Rigagnolo

– Rapportino giornalieri di produzione

– Rapporti tecnici mensili

– Movimento esplosivi

– Note contabili (mod. RAGI 16 ter)

– Fatture

– Rilevazioni statistiche

– Personale : situazione ferie; cottimi; rapporti presenze; cartellini presenze mod. Ragi 29bis;  infortuni; assegni familiari; conti correnti del personale ; azioni Montecatini

– Dopolavoro aziendale

Miniera di Gavorrano

Serie individuate:

– ordini di servizio, comunicazioni interne, circolari

– contratti e operazioni patrimoniali

– canoni di escavazione

– cassa banca esattoria

– inventari

– programmi lavori

– rapporti tecnici mensili

– rilievi – sondaggi – ricerche

– impianti

– richieste e ordini di materiali

– fatture

– note contabili

– statistiche

– personale

– dopolavoro aziendale

Miniera del Franco Isola del Giglio

Serie individuate :

– Ordini di servizio

– Corrispondenza Direzione

– Inventari

– Preventivi e programmi

– Rilevazioni geologiche

– Rilevazioni statistiche

 

Società Mercurifera Italiana SMI Bagnore e Monte Labbro

Serie individuate:

– comunicazioni di servizio

– contratti

– corrispondenza

– concessioni e permessi di ricerca

– programmi

– rapporti tecnici mensili

– corrispondenza commerciale

– fatture

– ordini di registrazione

– giustificativi o.r.

– vendita mercurio e rosticci

– personale

Stabilimento di Scarlino

DIPI Montedison

– ordini di servizio – circolari – comunicazioni interne  – verbali riunioni, corrispondenza – relazioni

– Progetti e piante relativi ad impianti (trattamento effluenti – trattamento solfato ferroso- scarico fanghi – impianto Biossido di Titanio ecc.)

– impianto Biossido di Titanio

commesse per la costruzione collaudo e avviamento andamento produzione, fermate, rallentamenti, verbali riunioni di qualità, corrispondenza DIPI, Gruppo di lavoro per progettazione di un impianto di neutralizzazione a terra di reflui

Carteggio sulla protezione ambientale e sicurezza

Relazioni sul controllo di qualità dello Stabilimento fatti dal Centro Ricerche di Spinetta Marengo

Corrispondenza con Solmine

Carteggio PAS Protezione Ambientale e Sicurezza

– caso Scarlino

– Autorizzazione divisionale di investimenti Richieste di Autorizzazione RDA preventivi

– scritture private per lavori da eseguire – richieste esecuzione lavori REL chiusura e rapporti di lavoro appaltati

– ordini e forniture

– Contabilità personale UTL

SIBIT

– ordini di servizio – circolari – comunicazioni interne

– corrispondenza – verbali riunioni- rapporti

– rassegna stampa

– richiesta esecuzione lavori REL chiusura REL e rapporti di lavori appaltati

– certificati di regolare esecuzione dei lavori svolti dalle imprese incaricate – fatture con Solmine

– fatture con le ditte

– esportazione Titanio in Europa

– finanziamenti IMI

 

Laboratorio Ricerche Spinetta Marengo Sibit

Ricerca sviluppo – innovazione tecnologica

TIOXIDE

Corrispondenza progetti manutenzione

Biblioteche di Maremma

La Biblioteca comunale Gaetano Badii fa parte della Rete delle Biblioteche di maremma denominata “RETE GROBAC – Rete Grossetana Biblioteche, Archivi, Centri di documentazione"
Sito internet https://www.bibliotechedimaremma.it/

Regolamento
Convenzione 2020-2024
Carta dei Servizi
Carta delle collezioni

 

Per aiutarvi nella scelta dei materiali della biblioteca ecco il Link del catalogo on-line della Rete Grobac https://www.bibliotechedimaremma.it/

 

Direttrice
Dott.ssa Roberta Pieraccioli

tel 0566-906291
e-mail roberta.pieraccioli@comune.massamarittima.gr.it

 

Uffici Amministrativi
Dott.ssa Giovanna Santinucci

tel 0566-906292
e-mail giovanna.santinucci@comune.massamarittima.gr.it